Ciao!
Questa è la nuova newsletter di Pain de Route, che sostituisce le tre liste precedenti (Eventi, Viaggi e Notifiche).
Ti scrivo, oggi, non più da MailChimp, ma da Substack, dove ho dovuto forzatamente migrare la newsletter a causa di una dimenticanza che mi è costata molto cara: il mio indirizzo di fatturazione non era aggiornato dal 2017, cioè da quando vivevo nel dormitorio n. 5 di ulitsa Kibalchicha 7, VDNKh, Mosca, Russia. L’algoritmo di MailChimp il 15 marzo 2022 ha deciso di sospendere senza preavviso e senza possibilità non solo di replica, ma nemmeno di esportare i propri database e archivi, tutti gli account con sede in Russia. Tra cui il mio. Da tre settimane sto aspettando una risposta dall’assistenza, a cui ho spiegato che non c’entro nulla ed era un errore, ma come immaginerete tutto tace come nella steppa innevata di fine inverno.
Per fortuna, il 13 gennaio, prima di partire per Socotra, ho avuto la buona idea di esportare tutti i miei contatti MailChimp, ed ecco perché stai ricevendo questa mail.
Se questa nuova soluzione integrata non ti sta più bene, Substack non ti piace, o per qualsiasi altro motivo hai cambiato idea, puoi sempre cancellarti cliccando su “unsubscribe” in fondo a questa mail. Ci mancherai!
La newsletter è divisa in quattro parti:
Cos’è successo dalla newsletter precedente ad oggi & gran fatti miei
Prossimi eventi
Prossimi tour
Consigli stravolti, cioè cose belle in cui sono inciampata di recente
Per gli eventi, abbiamo già aperto le iscrizioni per un cammino di tre giorni in Umbria dal 30 maggio all’1 giugno con la guida ambientale Alessandra Fiandra e me. Alessandra è una slavista, una persona straordinaria e tipo un carro armato. Insieme siamo un bel duo, ve lo garantisco.
E non volevo tornare mai più
Da Socotra ho pensato più e più volte di non voler mai più tornare. Specialmente mentre la guerra tornava a tuonare alle porte d’Europa.
So che detto da qui sotto un piumone e seduta su un divano letto del centro di Firenze suona assurdo, ma vi assicuro che a tratti lo pensavo veramente. È vero, va bene, non ci sono bagni degni di questo nome, non c’è elettricità, non c’è una doccia calda manco a pagarla, si dorme in tenda, per terra, su materassi di gommapiuma sudici e di bassa qualità. Da uno di questi, a dicembre, mi ero persino presa le pulci. È anche vero che c’è un solo ospedale in tutta l’isola, e non è certo una clinica che fa invidia al resto del mondo. Che ho un dito della mano con i legamenti lesionati e che a Socotra nessuno sapeva curare se non spalmandomi pasta di curcuma (ci ha provato Saadiya, una donna un po’ sciamana) o tirandomi il dito senza pietà (l’ho impedito in tutti i modi, arrivando fino ad arrabbiarmi). Che dopo due mesi di diarree, tossi, bronchiti, spossatezza e persino un ascesso a un dente, era ovvio che non c’era altra scelta - dovevo tornare.
Quando però per un problema al mio biglietto aereo non sono potuta partire, e l’isola si è trovata a consolarmi, è scattato qualcosa, e quel pensiero è tornato. Scappare dal mondo. Scappare dalle responsabilità. Rimanere sull’isola per sempre, in una gabbia dorata, lontana da tutto e tutti. La tentazione era fortissima.
«Piangere è haram, haram, bambina!», mi diceva una signora impiegata all’aeroporto, due occhi dolci nocciola e la voce stridula da sotto il niqab nero. «Vieni, prendiamo un shai caldo. Poi vieni da me a casa, e vedrai come stai bene! Demi, demi, dormire, dormire! Ti riposi un po’ e passa tutto, mafi mushkila, mafi mushkila». Più piangevo, più lei rideva e mi coccolava, come se fossi stata la sua bambina.
Adnan e Abdullah Hamdin erano oltre la porta a vetri, sorvegliata dai militari. Col caos che c’era fuori dall’aeroporto, era impossibile parlare. Li guardavo dietro quella barriera, il sole già alto e caldo del mattino, una mano aperta sulla lastra di vetro, a cercare un contatto, un abbraccio. Adnan mi manda un messaggio su WhatsApp.
«Do not cry plz. Why?! We will see each other»
Dopo tre ore di chiamate e tentativi con Abu Dhabi, niente. Matteo torna indietro scuotendo la testa. Non c’era niente da fare. Sarei rimasta una settimana in più a Socotra, in vacanza, in attesa - forse - del volo della settimana successiva. In ufficio anche Said, sempre così asciutto, placido e imperscrutabile, mi ha spiazzata.
«Nora, ma perché piangi? Qui hai tutto quello che ti serve. Noi siamo come la tua famiglia. Ti accoglieremo sempre, ogni volta che tornerai, ogni volta che lo vorrai. Noi siamo per te mamma, papà, fratelli e sorelle. Don’t cry, Nora Al-Hamed, don’t cry!»
La settimana è volata, a fianco delle persone a cui ho voluto più bene, e cullata da storie leggendarie, una nuova ogni sera, come da bambina, quando stavamo intorno a un fuoco a pendere dalle labbra dell’aedo di turno. Mi sono unita da partecipante a un tour guidato dall’antropologa, scrittrice e ricercatrice veneziana Elena Dak, una persona che dovreste conoscere se non la conoscete già. È stato un privilegio ascoltarla e imparare da lei per sette giorni. Vedere persone in un certo senso un po’ come me ma con trent’anni in più è confortante. Penso, dentro di me, che si può fare.
Per fortuna, su internet c’è tanto di suo. Da un Ted Talk a una bellissima intervista su Nomadismo Professionale, il podcast della mia amica antropologa Cristina Cassese.
E insomma, poi, nonostante tutto, sono tornata. È passata poco più di una settimana, e ho un moto di stupore ogni volta che apro il rubinetto ed esce acqua calda. Ho preso il treno alta velocità ieri, e non riuscivo a non pensare alla distanza abissale che c’è tra una diavoleria del genere e certi villaggi dell’entroterra socotrano, dove i dolori si curano con ferri ardenti che lasciano lunghe cicatrici sulla pelle, per tutta la vita; dove di notte si trema di paura al passaggio di un djinn, uno spirito che abita le grotte; dove i pasti sono crepes e zucchero, o pesce e datteri - quel poco che c’è, tutti insieme, con le mani dallo stesso piatto, seduti per terra.
La sensazione di appartenere solo al tunnel invisibile che collega questi due mondi, e a nessuno dei due veramente, è forte. Eleonora Sacco in Italia, Nora al-Hamed a Socotra, ma la vera Ele è in realtà sballottata da qualche parte nel mezzo, sospesa su un getto d’aria potentissimo che fa volare, senza mai toccare la terra.
Non tornare più. Un addio per sempre a un mondo di strati su strati, problemi su problemi, guerre meschine e spietate, dolorosamente già viste, che fanno sentire in un loop continuo di violenza che non fa che aggravarsi. La tentazione, di fronte a certi orrori da un lato e dall’altro tramonti, certi abbracci e certe promesse, certe danze sotto le stelle e con i granelli di sabbia tra i piedi, certi ritmi ipnotici, scanditi da parole intraducibili, e che affiorano a sprazzi, era fortissima. E mi risuonava nella testa quella melodia yemenita - my heart has been patient for years…
E invece dovevo tornare, e scavare nel fango. Per non sprofondare nello sconforto di un’Ucraina che non esiste più per la come la conoscevo, e nemmeno una Russia, che vedevo avvilirsi legge dopo legge già dalle camerette di quello stesso dormitorio n. 5 nel 2017, mi sono data da fare. Lato nostro, queste cose vanno combattute proattivamente, facendo, tenendo duro, cambiando le coscienze delle persone che ci stanno intorno, aiutando loro attraverso il nostro lavoro da qui.
È dura. Ma sto tornando alla riscossa con gli eventi painderoutiani per la primavera e estate 2022.
Prossimi eventi
Ecco quindi i prossimi eventi in programma.
Domenica 10 aprile alle 15 farò un piccolo incontro ai giardini di Porta Venezia a Milano per chiacchierare di nuovo di Socotra, sempre in maniera informale. Ne approfitterò anche per vendere per beneficenza le stoffe yemenite e l’artigianato che ho comprato a Socotra. Ritrovo alle 15 davanti al Planetario Hoepli.
Dal 30 maggio all’1 giugno, da lunedì a mercoledì, con la guida Alessandra Fiandra di Vie di Fuga, abbiamo organizzato un cammino a piedi di tre giorni in Umbria, lungo la Via di Francesco, da Campello sul Clitunno fino ad Assisi. Dopo Socotra, avevo bisogno di ritrovare anche in Italia quel silenzio lontano dalle folle e in mezzo alla natura che mi fa sentire bene. Condividerlo con una guida come Alessandra è stata una scelta naturale. È un cammino davvero facile (giurin giurella) e adatto a tutt3, pensato per raccoglierci in una regione meravigliosa e selvaggia e raccontarci il mondo a ritmo lento.
Le iscrizioni sono già aperte e ci sono solo 15 posti. Ci si iscrive da qui, affrettatevi!
Con Alessandra abbiamo in programma altri eventi a Roma a inizio giugno, di cui vi parlerò a inizio maggio, quando sarò tornata dalla Georgia: il 16 e il 23 aprile mi partono due tour in Georgia firmati Pain de Route e Soviet Tours.
A giugno vorrei anche tornare a fare qualche gita in montagna, senz’altro in Val Grande, che come ricorderete è per me un posto del cuore. Ci sentiamo a partire dal 2 maggio!
I prossimi tour
Presto sentirete anche dei nuovi tour estivi firmati Pain de Route & Soviet Tours.
A fine luglio pensiamo di riproporre il tour nei Baltici con qualche modifica (è stato un viaggio bellissimo, fatto per la prima volta a luglio 2021) e a inizio agosto la Georgia, con un tour incentrato sulle aree orientali e di montagna, abitate da piccole minoranze dalla cultura interessantissima.
Per farti un’idea di che tour era quello nei Baltici, qui c’è l’itinerario dell’anno scorso. È un itinerario che porta lontanissimo dai sentieri battuti, e incentrato soprattutto sul mondo russofono delle tre repubbliche, sulle minoranze etniche e culturali e sul patrimonio architettonico sovietico, che è decisamente poco conosciuto ma bellissimo. Se non avevi idea che esistesse un mondo russofono nelle repubbliche baltiche (e no, non si tratta solo di russi), credo proprio dovresti sentire questa puntata di Cemento, che è stata in parte registrata anche da Riga, in Lettonia, e Narva, in Estonia.
Sempre qui trovi anche tutti gli altri nostri tour, inclusi quelli già fatti in Georgia.
Fissare le date e incastrare tutto non è semplice come sembra (specie se vivi nel frullatore come me) e il tempo è sempre pochissimo, ma arriverò al più presto e riceverete una mail di notifica quando aprono le iscrizioni. Pazientate ancora un pochino!
Consigli stravolti
Anche in questi mesi, tra sballottamenti intercontinentali, corse e rincorse, ho letto / visto / ascoltato molto meno di quello che volevo. Tra tutto, però, volevo consigliarvi un po' di cose che secondo me valgono.
Podcast: La disciplina di Penelope, su Raiplaysound. Tratto da un libro di Gianrico Carofiglio, scritto da Jonathan Zenti, che ormai senz’altro conoscete e che, va da sé, fa sempre lavori di altissima qualità. Fa stranissimo che sia ambientato così precisamente a Milano, ma è una storia molto onesta e bella, raccontata benissimo.
Libri: Ho ricevuto e già divorato La ragazza dal fazzoletto rosso di Čyngyz Ajtmatov, edito da Marcos y Marcos. Molto bello, romantico e tragico, ma con un finale inaspettato. La casa editrice continua a pubblicare nuovi titoli del più grande scrittore kirghiso, che amo molto per i suoi paesaggi magici e fiabeschi, attraversati da uomini piccoli al cospetto della natura e dilaniati da drammi rovinosi. Di Ajtmatov ho letto tutti gli altri titoli pubblicati da Marcos y Marcos: Il battello bianco, La melodia della Terra e Il primo maestro. Tutti splendidi e sognanti, ma forse Il battello bianco rimane il mio preferito.
«L’indomani mi si consumarono gli occhi a furia di guardare la strada. Dove sarà? Vedrò ancora la sua esile figura di giovane pioppo? Il mio piccolo pioppo dal fazzoletto rosso!»
Blog: Ho finalmente letto come si deve il blog di Francesco Peri, il traduttore dal georgiano (e mille altre lingue assurde) che avevamo intervistato in Cemento 01.08. Traduce roba fantastica della letteratura classica e contemporanea georgiana. Se avete fazzoletti sottomano e siete pront3 a seppellirvi in una valle di lacrime, potete leggere questo breve racconto bellissimo ambientato in Guria e che si chiama Il cane (1974), di Nodar Dumbadze.
Musica: grazie a clienti inglesi a Socotra ho scoperto la musica del Sahel. Che rivelazione! Sto iniziando dall’iconica Fatoumata Diawara. Adnan andava pazzo anche per alcune canzoni molto divertenti di un musicista della Tanzania. Ci siamo divertiti un sacco a ballarle con i clienti. Questa, Tetema, è una delle migliori. Sempre in linea con il trash socotrano, dovreste sentire anche Bella ciao cantata dal Trio Mandili, il trio più famoso della Georgia, che a Socotra per qualche motivo spopolava. Che ho scoperto, tra l’altro, che è stata importata a Socotra da due fiorentini d’adozione che hanno viaggiato con Welcome To Socotra a dicembre, grazie a questa newsletter. Li ho conosciuti in carne e ossa ieri sera a Firenze. Che era piccolo il mondo già lo sapevamo, ma fa sempre una certa impressione.
Musica ucraina: se non vi fa troppo male, la musica ucraina è bellissima e mi ricorda di tempi migliori di quelli in cui viviamo e in cui versa ora il paese, nello sconcerto di tutti. Questa playlist di un’amica di Lviv mi ha tenuto compagnia per decine e decine di ore in pomeriggi di noia: si chiama Ukrainian Party Music ed è piena di perle geniali. I DakhaBrakha sono uno dei miei gruppi ucraini preferiti e ogni tanto passano anche dall’Italia per dei concerti. Ora chissà. E se volete intenerirvi e piangere un po’, il progetto Polyphony Project è perlomeno arrivato giusto in tempo per salvare il salvabile e preservare tutto lo straordinario patrimonio musicale popolare delle immense distese ucraine, dai Carpazi al Donbass. Io non credo di farcela a sentire queste playlist, ma se avete conosciuto il Paese solo negli ultimi mesi, potreste farvene un’idea più felice così.
Libri ucraini: se non ce l’avete già, dovreste davvero prendere Mamushka di Olia Hercules, un libro di ricette ucraine piene di umanità che rende giustizia a un paese dalla cultura ricca, ibrida e piena di calore. È il suo primo libro di cucina ed è più rustico rispetto a quelli successivi (Kaukasis e Summer Kitchens, che dei tre è il mio preferito), ma è un inno d’amore alla sua terra. Disponibile solo in Kindle (mannaggia). Questo per ricordarci cosa sono i paesi e le culture prima delle guerre e della distruzione e come meritano di essere rispettati.
Alla prossima!
Ci sentiamo presto.
Mi trovate sempre su Telegram e su Instagram.
Eleonora
Grazie Eleonora, di tutti gli spunti che da tanti anni ci doni! Prima o poi spero di incontrarti da qualche parte in carne ed ossa!
Un abbraccione dalla Svezia