🌙 We never know which way we’re going. Da Socotra all'Armenia
Nuovi viaggi e per un amico che non c'è più, una luna piena da Socotra
La luna è alta sopra Qalansiyah, piena e bella, un faro che rende ogni altra luce superflua. Cammino fino ai piedi della roccia - un profilo nero e cupo, che sprigiona tutta la sua potenza magnetica. Cadenzo i passi con attenzione, guardando per terra. Ognuno pesa come tutto l'universo. Il tempo e lo spazio si allargano e allungano in ogni direzione, tesi come un elastico, vengono inghiottiti dal buio. Ai piedi della pietra, il campo è sempre là, col suo falò e il suo fumo acre che sa di arbusti e siccità.
Adnan è ancora lì, gioviale come sempre e nonostante tutto, un vortice di vita che conforta e avvolge. Mi aspetta da lontano, mi si siede accanto, le fiamme danzano sui suoi zigomi tondi e gentili. Che occhi saggi e stanchi che ha, anche oggi. Mi abbraccia. «We never know which way we’re going, Nori», mi dice. Quante parole ridondanti mi sono piovute addosso. E ancora una volta è la scheggia d’anima socotri a zittirle tutte, con una semplicità spiazzante. Non sappiamo dove andiamo. Non sappiamo come ce ne andiamo. In che modo. Che importa, in fondo?
Riccardo ci ha lasciati con queste parole che risuonano potenti per tutta la laguna, si riverberano su di lei come stelle cadenti nelle sue sfumature di ogni azzurro, di ogni viola. Arriviamo nudi, ce ne andiamo a mani vuote. Illuminano la notte a giorno. Ci illudono che ci sia un senso, anche se dentro e intorno a me niente ha più senso. Perché queste cose non hanno senso.
L'abbraccio mi riporta a terra. A volte, è come guardare giù da un burrone in preda alla nausea e alle vertigini.
Sono lontana migliaia di chilometri, Ricky. Non posso che regalarti una luna piena sopra una roccia, e non posso passare a salutarti per l’ultima volta, in Italia.
Riccardo Campanella era un viaggiatore che senz’altro molti di voi conoscevano come Terre mai viste prima, un nome che rievocava quella passione incontenibile per terre inesplorate e popoli emarginati. Su Pain de Route ha scritto di una Atene che combatte il turismo predatorio, la gentrificazione e l’emarginazione sociale. Ho insistito molto per quel suo articolo. Era un onore averlo ricevuto prima, ora è un diamante che non smette di brillare.
Riccardo ed io ci siamo incontrati quando organizzavo artigianalissimi workshop di cucina georgiana a Milano. Ci aveva creduto fin da subito, e ci eravamo fagocitati a vicenda, le mani impastate di farina per khachapuri e khinkali, parlando di Pamir e di Tagikistan, che è stato un po’ il filo conduttore della nostra amicizia: con immensa cura aveva preparato un viaggio selvaticissimo che l’avrebbe cambiato per sempre. I miei consigli l’avevano trascinato in una terra gravida di storie e intrecci impossibili, come piace a noi, e che è ancora una delle mie più care. Poi è stato lui a trascinare me di nuovo lì, a quelle altitudini che mozzano il respiro, attraverso la sua passione per il cinema. Con un po’ di faccia tosta aveva invitato la regista tagica Anisa Sabiri a parlare con noi su Zoom di Rhythms of Lost Time, film premio del pubblico al Calvert Journal Film Festival. Non ne avrei mai avuto il coraggio, ma Riccardo non voleva farsela scappare. Anisa aveva accettato subito. Come tante altre volte, Riccardo ci aveva visto lungo, e si era preparato con una dedizione e una sensibilità rare, un vero tappeto rosso per questa giovane regista dallo sguardo da antropologa. Poi l’anno scorso Anisa ha scritto a me – sei a Tbilisi anche tu, vediamoci! Da lontano, Riccardo intesseva la trama di questo e molti altri incontri, come i più grandi viaggiatori.
E ancora il Trieste Film Festival insieme a guardare nebbiosi film georgiani, qualche birra e qualche cena a Milano dove i racconti si affastellavano come granelli di sabbia a formare una duna, l’abisso che ci si è aperto sotto i piedi con la guerra in Ucraina, i suoi consigli per Capri, che conosceva benissimo, e per Cipro, dove volevo andare. Luoghi, luoghi, persone, persone, cose del mondo. Non era mai abbastanza.
Poi finalmente il giorno della partenza. Tanti di noi abbiamo seguito l’entusiasmo e la delicatezza con cui raccontava le vicende di popoli dimenticati. E di cui discutevamo di continuo. Le storie impossibili di persone incontrate per caso, le vicende di popoli perseguitati e scomparsi di cui pochi trovano ancora le tracce, la rabbia per l’arroganza di certi occidentali, che credono che il mondo gli appartenga e che invece del mondo non hanno capito proprio niente. Quand’è tornato, volevamo organizzare una cena da Samarkand, a Milano, per ascoltare dei suoi incontri nei Balcani, nel sud-est della Turchia e nel Kurdistan iracheno di quel lungo viaggio a piedi e con mezzi di fortuna. Il tempo ci ha fregati. Quelle storie rimarranno per sempre con lui soltanto, e con chi l’ha conosciuto lungo la strada.
Scrivere da qui è faticoso e doloroso. Ciao Riccardo, viaggiatore umile e maestro, sempre in ascolto delle vibrazioni mondo. Non sapevi dove stavi andando, non lo sappiamo nemmeno noi. Manchi già così tanto. Fai buon viaggio, elbeb shker.
Questa è la newsletter di Eleonora Sacco, in battaglia Pain de Route, che sarei io. Esce a caso, solo quando ci sono cose da dire e quando ho un momento per respirare, sempre con pessimo tempismo.
Questa volta ho dovuto iniziare con un saluto a un caro amico che non è più con noi, e che fa vacillare le fondamenta della vita che viviamo. Qui ogni giorno è come sempre e invece vorrei che ogni roccia, ogni pesce del mare, ogni pianta piangesse con me. Magari anche solo per un’ora. Invece il sole schianta, i socotri dormono all’ombra, in attesa che il giorno faccia il suo corso e ne arrivi un altro, e un altro ancora. Va bene piangere per un po', mi dicono, è giusto. Anche il profeta Maometto ha pianto quando è morto suo figlio. Ma poi bisogna andare avanti. Tamam. Ci si prova.
Sono alla fine dei miei due mesi a Socotra, quarta stagione, secondo anno. Come in una serie TV. Tutto è fluito più liscio, più semplice, più intenso. Il vortice di sabbia di questo posto inizia ad avere una forma e un senso: fa bene intravedere qualche sagoma, qualche profilo. Socotra brilla ancora più del solito. Anche nell’abitudine, a volte si spalanca in una bellezza spiazzante, così pura e intensa. Una scossa elettrica dritta al cervello.
Settimana prossima ho una settimana libera e con una mia collega di Welcome to Socotra, Marion, andiamo autonomamente a scalare Skand, il picco più alto di Socotra, più o meno millecinquecento metri. Quattro giorni a piedi partendo dalla costa, un cammello a portare i nostri litri d’acqua, i materassi e le tende, e la biodiversità straordinaria di quello che forse è il luogo più eccezionale dell’isola. Oltre trecento specie di piante sulla vetta della quarta isola al mondo per endemismo. Prometto che assorbirò quanto più possibile e ne scriverò.
Armenia a Pasqua?
Mi sono liberata di un impegno che avevo a Pasqua, così, un po’ all’ultimo, abbiamo organizzato io e Gianluca di Soviet Tours un viaggio pasquale in Armenia, dall’8 al 15 aprile.
Un viaggio incentrato su incontri profondi, monasteri dall’acustica sublime, architetture sovietiche spaziali, e gli altopiani sconfinati del Caucaso minore. Finalmente vedrò anch’io un’Armenia verde e fiorita, non ancora bruciata dal sole.
8 giorni, dall’8 aprile al 15 aprile.
C’è un volo nuovo comodissimo Wizzair su Yerevan, da Milano e da Roma, a prezzi stracciati.
1150€ a persona
Programma qui
Iscrizioni da qui
Vi aspetto a Yerevan ♥
Cose e viaggi futuri
La storia di Kult continua e ieri siamo tornati a Cavriago, chiudendo il cerchio di storie che abbiamo raccolto. Mancano tre puntate a chiudere la storia, che nel frattempo spero vi stia piacendo. Ad oggi, ci avete ascoltati più di 80.000 volte.
Il 28 marzo Angelo ed io veniamo a Torino a presentare Kult. A presto più dettagli, vi aggiorno, ci si vede lì e faremo un brindisino insieme a mezzanotte per il mio compleanno :)
A fine marzo e inizio aprile stiamo organizzando qualche presentazione anche a Firenze e a Napoli, di nuovo vi aggiorno.
Sempre a fine marzo pubblicherò il programma e apriremo le iscrizioni per i viaggi estivi: Georgia nella prima metà di agosto e Kirghizistan + Uzbekistan nella seconda metà. Questi ultimi saranno due viaggi separati di 8 giorni ciascuno. Ci si può iscrivere a entrambi con uno sconto, o a uno dei due soltanto. Come sempre verrete avvisati in anteprima. Portate pazienza, per fare le cose bene serve tempo e una connessione WiFi non socotrana.
Nel viaggio primaverile in Georgia (sold out) avrò un tirocinante! Tommaso Aguzzi, PhD a Tallinn sulle microeconomie centroasiatiche che è tornato a vivere ad Almaty, in Kazakistan, dove ci siamo conosciuti nel 2018. Viaggiatore navigatissimo che spero possa far crescere i viaggi Pain de Route insieme a me. Che emozione!
Dal 6 al 13 maggio torno in Libano e inizio a lavorare come guida anche per Kel12. Finito di lavorare con loro, se tutto va bene, mi incontro con altri amici ormai libanesi d’adozione a Beirut per proseguire l’avventura in un posto che sogno da tempo. Finalmente un viaggio per me :)
Il weekend del 27 e 28 maggio sto pianificando un altro weekend in Val Grande insieme alla guida ufficiale parco Pietro Beretta, questa volta per la misteriosa vetta selvaggia del Mottac, partendo da nord. Info, iscrizioni e tutte cose quando torno.
Sto covando altre grandi cose. Sono trepidante!
Consigli stravolti
Il podcast CONFLICTED, una gemma per chi vuole orientarsi un po’ meglio nell’impossibile groviglio dei conflitti in Medio Oriente, che per forza di cose sconfinano anche in Russia e nelle sue molte anime, dal Tatarstan alla Cecenia. Interessantissimo e (sembra assurdo ma è proprio così) divertentissimo. I due host sono un giornalista specializzato sul Medio Oriente e un ex jihadista saudita diventato poi informatore e collaboratore dell’intelligence britannica. Ho iniziato dall’episodio sullo Yemen, ma fantastici anche gli episodi sulla Siria, sul Libano, sulla Russia e sull’Afghanistan. Podcast consigliatomi dal mitico Klaus e da sua figlia. Se seguite il canale Telegram sapete di chi sto parlando!
Il podcast Al Volga non si arriva, di Radiovanloon.info, per commemorare gli ottant’anni della battaglia di Stalingrado, fatto da un collettivo di storici con una serie di belle interviste. Piacevole, scorrevole, corale, e ovviamente molto ben documentato. L’ho appena iniziato e nella prima puntata c’è la professoressa Antonella Salomone, che avremmo voluto intervistare anche noi per Kult! Tra gli autori c’è anche Lara Marziali. Abbiamo passato un capodanno in Albania insieme e grazie a lei ho scoperto questo progetto. Non smetterò di ringraziare per la serie di dritte importanti che mi ha dato quando ancora stavo lavorando a Kult.
Per oggi è tutto, a presto!
Un abbraccio,
Eleonora
Grazie per questo pezzo, così ricco di spunti. Seguivo Riccardo su Ig, non l’ho conosciuto di persona eppure in questi giorni non faccio che pensare a lui. Se solo si fosse visto con i nostri occhi…❤️
Un pensiero dolce per Riccardo e la sua meravigliosa sensibilità.